SE QUESTO E' UN UOMO - PRIMO LEVI
Poesia :
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome,
senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore,
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca
i vostri nati torcano il viso da voi.
Poesia :
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome,
senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore,
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca
i vostri nati torcano il viso da voi.
parafrasi
Ditemi voi, che vivete al caldo,
comodi, nelle vostre belle case, dove nessuno vi minaccia, circondati
dall'affetto dei vostri cari e dalle cure dei vostri amici, ditemi voi se vi
sembra ancora un uomo questo che lavora nel fango, che non conosce pace, che
lotta per un pezzo di pane, che muore per la volontà altrui.
Guardate questa donna, senza capelli e senza più un nome, senza la forza né la volontà di ricordare chi è o chi era, con gli occhi vitrei, opachi, che vedono senza vedere, col grembo freddo "come una rana d'inverno" perchè più nessun bambino lo riempirà.
Ditemelo voi se questa è una donna!
No. Noi non siamo più uomini, ma voi avete il dovere di ricordare quello che ci è stato fatto.
Scolpitelo nel vostro cuore e non dimenticatelo mai, in nessun momento della vostra giornata perchè, se a noi abbiamo sofferto ma voi dovete ricordare!
Ma se dimenticherete, che la maledizione di Dio vi colpisca, terribile e inesorabile, che tutto quello che amate venga distrutto e che perfino i vostri figli si rifiutino di guardarvi, perchè voi avrete tradito il dovere sacro di ricordare che questo è accaduto.
Guardate questa donna, senza capelli e senza più un nome, senza la forza né la volontà di ricordare chi è o chi era, con gli occhi vitrei, opachi, che vedono senza vedere, col grembo freddo "come una rana d'inverno" perchè più nessun bambino lo riempirà.
Ditemelo voi se questa è una donna!
No. Noi non siamo più uomini, ma voi avete il dovere di ricordare quello che ci è stato fatto.
Scolpitelo nel vostro cuore e non dimenticatelo mai, in nessun momento della vostra giornata perchè, se a noi abbiamo sofferto ma voi dovete ricordare!
Ma se dimenticherete, che la maledizione di Dio vi colpisca, terribile e inesorabile, che tutto quello che amate venga distrutto e che perfino i vostri figli si rifiutino di guardarvi, perchè voi avrete tradito il dovere sacro di ricordare che questo è accaduto.
Commento alla poesia e
cenni sull'autore :
Primo Levi è nato a Torino nel 1919 e dopo essersi laureato è stato catturato dai nazisti nel 1944 e successivamente è stato deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo un lungo viaggio, arriva ne viene spogliato di tutti i suoi averi, i suoi capelli vengono rasati e per riconoscerlo i nazisti gli tatuano sul braccio il numero 174 517. Da quel momento il poeta perde ogni diritto e viene costretto a lavorare come se fosse uno schiavo, o un animale.
Esprime il suo odio e il suo disprezzo nei confronti di questo fenomeno con la poesia:”Se questo è un uomo” (dal titolo alternativo shemà che significa “ascolta”.)
Questo testo si può dividere in tre parti.
Nella prima si nominano le persone a cui sono dirette le parole del poeta e cioè a noi che vivamo sicuri nelle nostre case tiepide e che una volta tornati troviamo il cibo caldo in tavola e le persone amiche o i familiari.
Ci invita poi a riflettere chiedendoci se si può considerare un uomo una persona che lavora nel fango, che non conosce un attimo di tregua, che lotta ogni giorno per un pezzo di pane e la cui vita è sospesa tra un semplice sì o di un semplice No.
Lo stesso paragone lo fa poi per una donna: chiede se tale si può considerare una persona senza capelli, senza nome, senza più neanche la forza di ricordare, con gli occhi vuoti, senza espressione e che non può più procreare, sia per le condizioni fisiche che per la rassegnazione e la paragona ad una rana d’inverno.
Chiede poi di pensare a quello che è accaduto e comanda di imprimere queste parole nel cuore e di ripeterle in ogni momento ai figli.
A questo punto, vi è la parte più cruda, in cui Primo Levi lancia una “maledizione”: scrive che se queste parole non verranno tramandate ai nostri figli, ci crollerà la casa, ci colpirà la malattia, e i figli gireranno il viso ogni volta che ci guarderanno.
Primo Levi è nato a Torino nel 1919 e dopo essersi laureato è stato catturato dai nazisti nel 1944 e successivamente è stato deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo un lungo viaggio, arriva ne viene spogliato di tutti i suoi averi, i suoi capelli vengono rasati e per riconoscerlo i nazisti gli tatuano sul braccio il numero 174 517. Da quel momento il poeta perde ogni diritto e viene costretto a lavorare come se fosse uno schiavo, o un animale.
Esprime il suo odio e il suo disprezzo nei confronti di questo fenomeno con la poesia:”Se questo è un uomo” (dal titolo alternativo shemà che significa “ascolta”.)
Questo testo si può dividere in tre parti.
Nella prima si nominano le persone a cui sono dirette le parole del poeta e cioè a noi che vivamo sicuri nelle nostre case tiepide e che una volta tornati troviamo il cibo caldo in tavola e le persone amiche o i familiari.
Ci invita poi a riflettere chiedendoci se si può considerare un uomo una persona che lavora nel fango, che non conosce un attimo di tregua, che lotta ogni giorno per un pezzo di pane e la cui vita è sospesa tra un semplice sì o di un semplice No.
Lo stesso paragone lo fa poi per una donna: chiede se tale si può considerare una persona senza capelli, senza nome, senza più neanche la forza di ricordare, con gli occhi vuoti, senza espressione e che non può più procreare, sia per le condizioni fisiche che per la rassegnazione e la paragona ad una rana d’inverno.
Chiede poi di pensare a quello che è accaduto e comanda di imprimere queste parole nel cuore e di ripeterle in ogni momento ai figli.
A questo punto, vi è la parte più cruda, in cui Primo Levi lancia una “maledizione”: scrive che se queste parole non verranno tramandate ai nostri figli, ci crollerà la casa, ci colpirà la malattia, e i figli gireranno il viso ogni volta che ci guarderanno.
Streppone Francesco
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