Fin dalla notte dei tempi l'uomo ha conservato un pensiero tanto lucido quanto sbagliato: l'inferiorità della donna rispetto all'uomo.
Già nell'antica Grecia si mandavano a scuola solo i figli maschi delle famiglie ricche, come se le bambine, nonostante appartenessero alla stessa classe sociale, avessero un intelletto inferiore a chi proprio poteva permettersi di pagare un insegnante. Questa' usanza si è mantenuta nel tempo e mi sembra impossibile, ma solo in qualche Nazione (e nemmeno da molto) l'istruzione è diventato un diritto di tutti. Per fortuna a un certo punto noi donne abbiamo saputo dire “BASTA!”.
La storia femminile ha vissuto alti e bassi nel corso della storia: regimi più permissivi, religioni con tradizioni diverse, governi che concedevano maggior libertà solo per poter vincere le elezioni e dittatori “fissati” con la superiorità dell'uomo sulla donna. Ciononostante, abbiamo continuato a lottare con grinta e dedizione.
Parlo in prima persona perché sono orgogliosa di essere una donna e non ho timore a sottolinearlo!
La nostra grande rivolta ha avuto inizio a fine Ottocento, quando, con gli uomini che ottennero il suffragio universale maschile, rimanemmo ancora una volta escluse dalla vita politica. Così, negli Stati Uniti nacquero le prime ASSOCIAZIONI FEMMINISTE di donne bianche e in seguito di donne nere. Queste riuscirono ad ottenere il diritto di voto, anche se solo negli anni Venti del secolo successivo.
Questo periodo vide ragazze, bambine e signore cimentarsi in atti di violenza e vandalismo, che seppero sorprendere gli uomini con la loro tenacia: fecero scioperi della fame, resistettero e vennero nutrite a forza, molte furono arrestate o uccise durante gli scontri con la polizia ma tutto ciò non bastò a fermare la loro avanzata. Accadde in Inghilterra con le Suffragette che ottennero il diritto di voto solo dopo un suicidio, nel 1918.
In Italia solo il Partito Comunista permise alle donne di entrare in politica. Una grande sostenitrice dei diritti femminili fu Anna Kuliscioff. Purtroppo le trattative si bloccarono a causa dello scoppio delle Guerre Mondiali e la Costituzione permise il suffragio UNIVERSALE solo nel 1946.
L'ambito politico però non era l'unico in cui si presentavano profonde differenze fra i sessi: pur lavorando il doppio delle ore dei mariti, le donne venivano pagate la metà e inoltre, dopo essere scese in piazza a protestare per gli abusi subìti, in casa litigavano con i propri coniugi che non accettavano la loro rivolta. E' il caso delle Lavandaie e delle Mondine, con la differenza che queste ultime ottennero la riduzione del monte ore lavorativo, ma questo non rimase stabile, infatti pochi anni dopo si tornò alle stesse condizioni precarie dell'Ottocento.
Nel nuovo secolo finalmente sembrò che la fortuna avesse cmabiato un pò direzione: la Seconda Rivoluzione Industriale diede spazio a nuovi impieghi, specialmente nel settore terziario.La donna poté così diventare insegnante, infermiera, commessa, lavorare nelle industrie o nelle banche e finalmente avere un' indipendenza economica.
Tra le aristocratiche nacque l'emblema della “donna fatale”: bella, misteriosa e in grado di sottomettere una serie di uomini ipnotizzati dalla sua bellezza.
Il nuovo secolo si aprì con l'arrivo di Giolitti, che emanò riforme a favore delle donne e dei bambini: diminuì le ore lavorative e garantì il posto di lavoro e un contributo aggiuntivo per le gravidanze.
L'ascesa delle donne sembrava inarrestabile ma con la teoria di Darwin che si insediava nella mente dei potenti e con il regime fascista ogni speranza per la conquista della parità dei sessi sfumò.
Nonostante la sottomissione imposta del regime, gli anni della Seconda Guerra Mondiale furono i più gloriosi per le giovani donne. La Resistenza le vide combattere in prima linea nel difendere le terre italiane e sacrificarsi per la liberazione della patria tanto quanto gli uomini. Le donne rivestivano un ruolo importante nelle “missioni” (come le “le staffette”) e non si risparmiarono nel rinfacciarlo a chi tentava di dominarle.
Dopo la guerra, dilagò la delusione perché tutto tornò come prima. Ma le donne non si diedero per vinte. Il 2 giugno del 1946 lo Stato chiamò TUTTI ai seggi per decidere se mantenere la Monarchia dei Savoia o rendere l'Italia una repubblica. A partire da quella data non solo venne permesso a tutti, donne comprese, di votare, ma anche di entrare a far parte di un ente politico (Comune, Regione)
In seguito ottennero il diritto di aborto, la parità in tribunale, in famiglia e sul lavoro.
Secondo la Costituzione Italiana, lo Stato ancora oggi si impegna a mantenere fede a questi articoli:
Articolo 3:
Tutti i cittadini hanno PARI DIGNITA' SOCIALE E SONO EGUALI DAVANTI ALLA LEGGE, senza distinzione di sesso, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 13:
E' punibile ogni VIOLENZA FISICA E MORALE sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.
Articolo 29:
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'UGUAGLIANZA MORALE E GIURIDICA DEI CONIUGI, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità famigliare.
Articolo 37:
LA DONNA LAVORATRICE HA GLI STESSI DIRITTI e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni CHE SPETTA AL LAVORATORE. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione famigliare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
Articolo 51:
Tutti i cittadini, dell’uno e dell’altro sesso, possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.
A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le PARI OPPORTUNITA' TRA UOMINI E DONNE.
Articolo 48:
Sono elettori tutti i cittadini, uomini E donne, che hanno raggiunto la maggior età.
Articolo 117:
Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive
Non in tutto il mondo però questi diritti sono garantiti. Rimangono infatti Paesi in cui la sottomissione della donna è ancora presente non tanto a causa della politica, quanto per motivi religiosi o tradizioni di lunga data.
Nell'Islam la figura femminile non viene tenuta in considerazione in ambito politico, sociale e nella vita di tutti i giorni. Ella appartiene prima al padre e poi al futuro marito e, se mancano queste due personalità, al parente maschio più stretto (fratello, zio, cugino).
Un esempio di ingiustizia verso le donne è la permissione della poligamia. Perché mai avere più mogli dovrebbe essere un “privilegio” soltanto degli uomini? Ma poi, si può davvero parlare di privilegio?
In quanto donna, sono sicuramente di parte, ma non mi pare corretto nei confronti di una moglie che il marito abbia un'altra. In fondo è come avere un'amante. Non dovrebbe accadere né da parte di uno né da parte dell'altra.
Abbiamo letto un brano in classe, “Un matrimonio a Kabul”, in cui si parla appunto di una donna cinquantenne il cui marito, all'incirca della stessa età, decide di sposarsi un seconda volta con una sua cugina, che aveva appena sedici anni. La prima moglie si è sentite UMILIATA. Dopo una vita passata insieme, dopo aver soddisfatto ogni suo desiderio, aver obbedito a ogni suo ordine, avergli donato dei figli, dev'essere stato doloroso pre lei essere scartata solo perché non ha più la bellezza di una giovane fanciulla e non soddisfa più le voglie intime del marito.
Non voglio giudicare i principi in cui credono altre persone, perché penso che anche riguardo a quelli della mia civiltà ci sia molto da ridire, però secondo me gli uomini di tutto il mondo dovrebbero provare a guardarsi dentro al cuore, nell'anima e chiedersi “E se fosse toccato a noi?”.
Rosa Giulia