lunedì 11 giugno 2012

Earth Song- MICHAEL JACKSON

 What have we done to the world
Look what we've done
What about all the peace
That you pledge your only son...
What about flowering fields
Is there a time
What about all the dreams
That you said was yours and mine...
Did you ever stop to notice
All the children dead from war
Did you ever stop to notice
The crying Earth the weeping shores

I used to dream
I used to glance beyond the stars
Now I don't know where we are
Although I know we've drifted far



Che cosa abbiamo dato al Mondo?
Guarda che cosa abbiamo dato.
Cosa è successo alla pace
Che tu hai promesso a tuo figlio?
Cosa è successo ai campi fioriti?
E' un momento?
Cosa è successo a tutti i sogni
Che tu dicevi erano miei e tuoi?
Ti sei mai fermato ad osservare
Tutti i bambini che muoiono per la guerra?
Ti sei mai fermato ad osservare
Questa Terra piangente, queste rive piangenti?


Io sognavo,
Io guardavo oltre le stelle.
Ora non so dove siano,
Sebbene siamo andati anche oltre ad esse.



In questi frammenti di canzoni l' autore, Michael Jackson, si rivolge a tutti gli uomini che hanno distrutto il mondo, la natura e la pace.
Le atrocità che l'uomo ha commesso sono davvero terribili e il cantante vuole far capire a tutti il suo dolore. Dice che, nonostante siamo andati oltre le stelle - che significa che l'uomo ha fatto vari progressi -, lui non vede nulla di cambiato: i bambini piangono e muoiono ancora, gli animali  vengono massacrati e il mondo va in fumo, esattamente come prima.


Elena Bussolino

Poesia: Alle Fronde dei Salici

                                                   
                                                   
                                                   



















 
 
       





                                                          E come potevamo noi cantare
                                                          con il piede straniero sopra al cuore,
                                                          fra i morti abbandonati nelle piazze
                                                          sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
                                                          d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero                                                                                                       della madre che andava incontro al figlio
                                                          crocifisso sul palo del telegrafo?
                                                          Alle fronde dei salici, per voto,
                                                          anche le nostre cetre erano appese,
                                                          oscillavano lievi al triste vento.

COMMENTO:
Questa poesia è breve: è formata da una sola strofa; i versi sono sciolti e della stessa misura: hanno tutti undici sillabe (endecasillabi). Il testo contiene due periodi: il primo è una lunga domanda, il secondo è una rapida dichiarazione. Il registro lessicale è alto, letterario, solo poche parole sono di uso comune, vicine al parlato. Le immagini sono potenti, dure, crude. I temi principali sono:
- i mali della guerra: l'occupazione straniera della propria terra, le morti violente, le deportazioni, i genocidi, la distruzione di case e città;
- la poesia come impegno civile, per "rifare l'uomo", stimolando in lui l'esercizio della ragione e dell'amore.
Con questa poesia Salvatore Quasimodo vuole rievocare l'orrore dell'occupazione nazista e ricordare il clima di oppressione e di mancanza di libertà che impediva ai poeti di scrivere. Infatti Quasimodo si pone la domanda di come possano i poeti cantare le proprie odi, concentrarsi e lasciarsi andare nel descrivere cose belle e allegre quando ciò che li circonda non è altro che orrore, distruzione, madri che piangono la morte dei figli, mentre i nazisti continuavano a occupare l'Italia.                              

                                                                                                                 
     


                                                                                                                       Balbo Stefano
       
















CALIFORNICATION- RED HOT CHILI PEPPERS


Spie psichiche cinesi
tentano di rubare i pensieri dalla tua mente
ragazzine dalla Svezia
Sognano di diventare star del cinema
e se tu vuoi questo tipo di sogni
è Californicazione

[...]

Paghi il tuo chirurgo molto bene
per rompere l'incantesimo dell'età
la pelle della celebrità; è questo il tuo mento?
oppure questa è una guerra che stai combattendo?

[...]

lo spazio potrebbe essere l'ultima frontiera
ma è fatto interamente a Holliwood

[...]

La distruzione porta a una strada davvero tortuosa
ma che produce anche creazione
e i terremoti fanno da sfondo a una ragazza che suona la chitarra
ed è soltanto un'altra vibrazione positiva
e i maremoti non potranno salvare il mondo
dalla Californicazione.


Ho scelto queste frasi per descrivere gli effetti della globalizzazzione che crea in noi la voglia di imitare persone famose e di vivere una vita da film distaccandoci dalla realtà e dalla nostra unicità per riconoscerci nella massa. La televisione è forse il mezzo più potente per diffondere la moda e per indurre a seguirla ad ogni costo, eliminando la personalità e la fantasia di ognuno. La pubblicità ossessiva ci rende schiavi di oggetti inutili e costosi di cui non possiamo più fare a meno e distrugge le tradizioni e le abitudini di una sana vita autentica. Questa è la silenziosa rovina del mondo civilizzato.

Alessia Saglia

domenica 10 giugno 2012

LA TERRA CONTINUA A TREMARE



La terra in Emilia continua a tremare e non accenna a fermarsi. Dopo quella del 20 maggio scorso, di magnitudo 5.9, stamattina un'altra scossa di magnitudo 5.8 è stata registrata nel modenese, nella zona tra Medolla e San Felice sul Panaro, avvertita distintamente in tutto il Nord Italia. E mentre si ricomincia, tristemente, a fare i conti delle vittime e dei danni – gli ultimi aggiornamenti parlano di 15 morti accertati – si cerca di capire cosa stia succedendo sotto il profilo geologico all'Emilia. Come è possibile, insomma, che una regione classificata dalla mappa dell'Ingv come zona a pericolosità medio-bassa si trovi a fare il conto delle vittime di due terremoti nel giro di soli dieci giorni?

Come spiega il sismologo, pur trattandosi della rottura di una nuova  faglia, la scossa del 29/05
si inquadra perfettamente nel sistema complesso di faglie che caratterizza il margine esterno dell’Appennino Settentrionale. E' lì, nel sottosuolo della Pianura Padana - spiega ancora il ricercatore dell'Ingv - che si trova il bordo molto frastagliato che caratterizza l'avanzata della placca africana contro quella eurasiatica. Un sistema di faglie estremamente complesso, e anche ben studiato nel corso degli anni, visto l'interesse per l'estrazione di gas naturale dal sottosuolo padano.

L'evento del 29 maggio ha avuto intensità minore rispetto al precedente ma, proprio per le caratteristiche del luogo, non è da escludere la probabilità che altri eventi di questa magnitudo si verifichino in futuro. In questa zona ci sono sempre stati dei terremoti di questo tipo, anche se poco frequenti”, spiega il sismologo.







Il terremoto mi ha colpito molt. Nei giorni scorsi mi sono soffermato a sfogliare alcuni quotidiani e sono rimasto colpito dalla forza e dalla voglia di ricominciare che hanno gli emiliani, nonostante la paura che hanno ogni notte prima di chiudere gli occhi e i pochi aiuti che ricevono dallo Stato. A Roma i politici, invece di sprecare tanti soldi e di fare solo parole, si dovrebbero rimboccare le maniche e andare in prima linea a soccorrere chi ha bisogno.
Con questo breve sfogo, voglio dire che nel mio piccolo mi sento vicino alla popolazione emiliana e le rivolgo un"In bocca al lupo" per ricominciare....

                                                                                                   Cristian Somenzi.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

La prima guerra mondiale, per i contemporanei la grande guerra, è la denominazione che venne data al più grande conflitto mai combattuto fino ad allora. Esso cominciò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 per concludersi oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918. Il conflitto coinvolse le maggiori potenze mondiali di allora, divise in due blocchi contrapposti: gli Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria) contro le potenze Alleate rappresentate principalmente da Francia, Gran Bretagna, Impero russo e Italia. Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 solo in Europa), in quello che divenne in breve tempo il più vasto conflitto della storia, che causò oltre 9 milioni di vittime tra i soldati e circa 7 milioni di civili, dovute non solo agli effetti diretti delle operazioni di guerra, ma anche alla carestia e alle malattie conseguenti al conflitto.
Militarmente esso si aprì con l'invasione austro-ungarica della Serbia, e parallelamente, con una fulminea avanzata tedesca in Belgio, Lussemburgo e nel nord della Francia, giungendo a 40 chilometri da Parigi. In poche settimane il gioco di alleanze formatosi negli ultimi decenni dell'Ottocento tra gli stati europei comportò l'entrata nel conflitto degli Stati dell'Intesa e delle rispettive colonie. Negli anni successivi la guerra raggiunse scala mondiale, con la partecipazione di molte altre nazioni, fra cui l'Impero ottomano, l'Italia, la Romania, gli Stati Uniti e la Grecia, aprendo così altri fronti di combattimento.
Al fronte, fin dal settembre 1914, l'esercito tedesco fu però bloccato dai francesi sulla Marna il che vanificò le speranze tedesche di una guerra breve e vittoriosa. A quel punto la guerra sul fronte occidentale si trasformò in una lenta e sanguinosa guerra di posizione, dove, al costo di milioni di morti, il numero degli uomini impiegati e le nuove tecnologie messe in campo dagli Alleati ebbero la meglio sulla superiore organizzazione militare della Germania. Sanguinoso fu allo stesso modo l'altro fronte di guerra, il fronte orientale, su cui combattevano gli Imperi centrali contro l'esercito russo. Anche in questo caso la guerra di movimento, così magistralmente attuata dall'esercito tedesco nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri, si trasformò in una guerra di posizione in grado di mietere milioni di vite. Determinante per l'esito finale del conflitto mondiale fu, al penultimo anno di guerra, l'ingresso degli Stati Uniti d'Atto, i maggiori imperi esistenti al mondo - Impero tedesco, austro-ungarico, ottomanomerica e di diverse altre nazioni che, pur non entrando militarmente a pieno regime nel conflitto, grazie agli aiuti economici dispensati agli Alleati, si schierarono contro gli Imperi Centrali facendo pendere definitivamente l'ago della bilancia già dapprima favorevole agli Alleati.
La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania, ultima degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio con le forze nemiche. Alla fine del conflitto l'impero tedesco e quello
russo cessarono di esistere, e da questi sviluppi nacquero diversi stati che ridisegnarono completamente la geografia dell'Europa.                               Stefano Sibona

Lutti nella pallavolo piemontese

LUTTO PER LA PALLAVOLO PIEMONTESE
Grave lutto per la pallavolo piemontese. Il 29 maggio si è suicidata a Istanbul Giulia Albini, talentuosa palleggiatrice della Matia Ornavasso e impegnata con buoni risultati anche nel beach volley. Nata a Verbania l´8 marzo 1982, in carriera ha vestito le maglie di Altiora Verbania, Oleggio, Busto Arsizio, Bellinzona (Svizzera), Agil Trecate e, appunto, Ornavasso.
All´una e trenta del 29 il gesto estremo: dopo aver raggiunto con un´auto presa a noleggio il ponte Fatih Sultan Mehmet, che unisce la parte europea a quella asiatica della città turca, Giulia Albini si è lanciata nel vuoto. Il suo corpo è stato ritrovato alle 6 di mattina da un pescatore.

Verso la fine di quest'anno pallavolistico è accaduta un'altra tragedia. Oltre alla morte di Giulia Albini nel mese di marzo è venuto a mancare un famosissimo giocatore azzurro, Vigor, per colpa di un malore durante il suo momento di battuta.
Purtroppo nella pallavolo queste cose accadono. La morte di Vigor ha fatto piangere giocatori, allenatori e pubblico

                                                                                                                   Capra Erica
LA PRIMA GUERRA MONDIALE





Il 24 maggio 1915 il re Vittorio Emanuele III d'accordo con il governo dichiara guerra all'Austria.
L'Italia si era dichiarata neutrale fino a quella data anche se vi erano stati numerosi dibattiti e una frattura nell'opinione pubblica che era quasi sfociata in una guerra civile. La minoranza degli interventisti aveva avuto il sopravvento sulla maggioranza dei neutralisti. Nel 1915 si inizia subito a organizzare la produzione bellica, aumentando il numero degli stabilimenti destinati alla produzione di armi e prodotti ausiliari (divise, scarpe, coperte ecc), anche i lavoratori vengono assoggettati ad una disciplina quasi militari.      
Vengono sospese tutte le conquiste sindacali a cominciare dal diritto di sciopero, soppresse tutte le norme contro gli infortuni, imposti orari di emergenza, una vera disciplina di guerra applicata a tutti. Mentre i contadini vengono arruolati e muoiono nelle trincee, gli operai vengono militarizzati, si torna  a salari e orari insostenibili, la popolazione comincia a non avere più da mangiare a sufficenza e a vivere con grandi privazioni. Il generale Luigi Cadorna, comandante dell'esercito italiano tenta all'inizio una serie di attacchi che però falliscono miseramente, a questo punto le truppe vengono schierate sul fiume Isonzo e sull'altipiano del Carso, lì si combatte una durissima guerra di tricea che lascia al suolo tantissimi giovani soldati. Nel 1917 le truppe austriache sfondano le linee italiane a Caporetto e mettono in fuga migliaia di uomini per circa 150 chilometri.  Solo dopo alcuni giorni riuscirono a fermare le truppe sul Piave. La  disfatta di Caporetto suscita un'impressione sconvolgente nell'opinione pubblica italiana. Il generale Cadorna viene sostituito dal generale Diaz, il  quale riesce a risollevare il morale ai soldati. Ora si deve solo combattere per un unico scopo:difendere la patria!


                                                                                                                             Gianluca Bergadano                        
C'ERA UN RAGAZZO CHE COME ME AMAVA I BEATLES E I ROLLING STONES


Testo: 




C'era un ragazzo 
che come me 
amava i Beatles e i Rolling Stones 
girava il mondo 
veniva da gli Stati Uniti d'America 
Non era bello 
ma accanto a sé 
aveva mille donne se 
cantava Help, Ticket to Ride, 
o Lady Jane, o Yesterday, 
cantava "Viva la Libertà",
ma ricevette una lettera.
La sua chitarra mi regalò:
fu richiamato in America 
Stop ! Coi Rolling Stones ! 
Stop ! Coi Beatles stop ! 
M'han detto “va' nel Vietnam 
E spara ai Vietcong” 
tatatatatatatatata………… 
C'era un ragazzo 
Che come me 
amava i Beatles e i Rolling Stones 
Girava il mondo e poi finì 
a far la guerra nel VietNam 
Capelli lunghi 
non porta giù 
non suona la chitarra ma 
uno strumento che sempre dà 
la stessa nota “ta.ra.ta.ta” 
Non ha più amici, 
non ha più fans, 
vede la gente cadere giù, 
nel suo paese non tornerà, 
adesso è morto nel VietNam. 
Stop ! Coi Rolling Stones ! 
Stop ! Coi Beatles, stop ! 
Nel petto un cuore più non ha,
ma due medaglie o tre 
tatatatatatatatatatata

Commento:

Gianni Morandi è un cantante, attore e conduttore televisivo italiano. E' stato anche cantautore e compositore per altri artisti. È considerato una delle colonne portanti della musica leggera italiana. C'ERA UN RAGAZZO CHE COME ME è una canzone scritta da Franco Migliacci e Mauro Lusini per il testo e dal solo Lusini per la musica, e presentata da Morandi al Festival delle rose 1966 in abbinamento con la versione dell'autore. Successivamente all'esibizione di Morandi e Lusini al Festival delle rose, la RCA Italiana ritira il disco interpretato da Morandi dalla vendita sostituendolo con uno dalla copertina, numero di catalogo e lato B identico al precedente e con l'abituale arrangiamento, sempre di Morricone, che possiamo oggi ascoltare nelle compilation di Morandi, con un genere meno beat, più melenso e con l'introduzione dell'armonica a bocca non presente nell'arrangiamento precedente.  "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling stones" è un brano storico per Gianni Morandi, all'epoca il più famoso cantante e interprete della musica italiana. Morandi scrisse questa canzone per "abbracciare" il Beat, ma soprattutto per protestare contro la guerra del Vietnam. Il passo fu compiuto con questa canzone del cantautore Mauro Lusini che sarebbe poi diventata un classico. I risultati di vendita furono controversi: "C'era un ragazzo" entrò nella top-10, ma agli ultimi posti  e fu anche censurata la frase "M'han detto “và nel Vietnam e spara ai Vietcong”".

A me personalmente piace molto questa canzone perchè divenne uno dei simboli della “rivolta” dei giovani contro la guerra che vedeva impegnati gli Stati Uniti contro il Vietnam del Nord.

Federico  Mutti

                                                                     

La DONNA di IERI e di OGGI



Fin dalla notte dei tempi l'uomo ha conservato un pensiero tanto lucido quanto sbagliato: l'inferiorità della donna rispetto all'uomo.
Già nell'antica Grecia si mandavano a scuola solo i figli maschi delle famiglie ricche, come se le bambine, nonostante appartenessero alla stessa classe sociale, avessero un intelletto inferiore a chi proprio poteva permettersi di pagare un insegnante. Questa' usanza si è mantenuta nel tempo e mi sembra impossibile, ma solo in qualche Nazione (e nemmeno da molto) l'istruzione è diventato un diritto di tutti. Per fortuna a un certo punto noi donne abbiamo saputo dire “BASTA!”.
La storia femminile ha vissuto alti e bassi nel corso della storia: regimi più permissivi, religioni con tradizioni diverse, governi che concedevano maggior libertà solo per poter vincere le elezioni e dittatori “fissati” con la superiorità dell'uomo sulla donna. Ciononostante, abbiamo continuato a lottare con grinta e dedizione.
Parlo in prima persona perché sono orgogliosa di essere una donna e non ho timore a sottolinearlo!
La nostra grande rivolta ha avuto inizio a fine Ottocento, quando, con gli uomini che ottennero il suffragio universale maschile, rimanemmo ancora una volta escluse dalla vita politica. Così, negli Stati Uniti nacquero le prime ASSOCIAZIONI FEMMINISTE di donne bianche e in seguito di donne nere. Queste riuscirono ad ottenere il diritto di voto, anche se solo negli anni Venti del secolo successivo.
Questo periodo vide ragazze, bambine e signore cimentarsi in atti di violenza e vandalismo, che seppero sorprendere gli uomini con la loro tenacia: fecero scioperi della fame, resistettero e vennero nutrite a forza, molte furono arrestate o uccise durante gli scontri con la polizia ma tutto ciò non bastò a fermare la loro avanzata. Accadde in Inghilterra con le Suffragette che ottennero il diritto di voto solo dopo un suicidio, nel 1918.
In Italia solo il Partito Comunista permise alle donne di entrare in politica. Una grande sostenitrice dei diritti femminili fu Anna Kuliscioff. Purtroppo le trattative si bloccarono a causa dello scoppio delle Guerre Mondiali e la Costituzione permise il suffragio UNIVERSALE solo nel 1946.
L'ambito politico però non era l'unico in cui si presentavano profonde differenze fra i sessi: pur lavorando il doppio delle ore dei mariti, le donne venivano pagate la metà e inoltre, dopo essere scese in piazza a protestare per gli abusi subìti, in casa litigavano con i propri coniugi che non accettavano la loro rivolta. E' il caso delle Lavandaie e delle Mondine, con la differenza che queste ultime ottennero la riduzione del monte ore lavorativo, ma questo non rimase stabile, infatti pochi anni dopo si tornò alle stesse condizioni precarie dell'Ottocento.
Nel nuovo secolo finalmente sembrò che la fortuna avesse cmabiato un pò direzione: la Seconda Rivoluzione Industriale diede spazio a nuovi impieghi, specialmente nel settore terziario.La donna poté così diventare insegnante, infermiera, commessa, lavorare nelle industrie o nelle banche e finalmente avere un' indipendenza economica.
Tra le aristocratiche nacque l'emblema della “donna fatale”: bella, misteriosa e in grado di sottomettere una serie di uomini ipnotizzati dalla sua bellezza.
Il nuovo secolo si aprì con l'arrivo di Giolitti, che emanò riforme a favore delle donne e dei bambini: diminuì le ore lavorative e garantì il posto di lavoro e un contributo aggiuntivo per le gravidanze.
L'ascesa delle donne sembrava inarrestabile ma con la teoria di Darwin che si insediava nella mente dei potenti e con il regime fascista ogni speranza per la conquista della parità dei sessi sfumò.
Nonostante la sottomissione imposta del regime, gli anni della Seconda Guerra Mondiale furono i più gloriosi per le giovani donne. La Resistenza le vide combattere in prima linea nel difendere le terre italiane e sacrificarsi per la liberazione della patria tanto quanto gli uomini. Le donne rivestivano un ruolo importante nelle “missioni” (come le “le staffette”) e non si risparmiarono nel rinfacciarlo a chi tentava di dominarle.
Dopo la guerra, dilagò la delusione perché tutto tornò come prima. Ma le donne non si diedero per vinte. Il 2 giugno del 1946 lo Stato chiamò TUTTI ai seggi per decidere se mantenere la Monarchia dei Savoia o rendere l'Italia una repubblica. A partire da quella data non solo venne permesso a tutti, donne comprese, di votare, ma anche di entrare a far parte di un ente politico (Comune, Regione)
In seguito ottennero il diritto di aborto, la parità in tribunale, in famiglia e sul lavoro.

Secondo la Costituzione Italiana, lo Stato ancora oggi si impegna a mantenere fede a questi articoli:

Articolo 3:
Tutti i cittadini hanno PARI DIGNITA' SOCIALE E SONO EGUALI DAVANTI ALLA LEGGE, senza distinzione di sesso, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Articolo 13:
E' punibile ogni VIOLENZA FISICA E MORALE sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.

Articolo 29:
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'UGUAGLIANZA MORALE E GIURIDICA DEI CONIUGI, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità famigliare.

Articolo 37:
LA DONNA LAVORATRICE HA GLI STESSI DIRITTI e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni CHE SPETTA AL LAVORATORE. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione famigliare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Articolo 51:
Tutti i cittadini, dell’uno e dell’altro sesso, possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.
A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le PARI OPPORTUNITA' TRA UOMINI E DONNE.

Articolo 48:
Sono elettori tutti i cittadini, uomini E donne, che hanno raggiunto la maggior età.

Articolo 117:
Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive

Non in tutto il mondo però questi diritti sono garantiti. Rimangono infatti Paesi in cui la sottomissione della donna è ancora presente non tanto a causa della politica, quanto per motivi religiosi o tradizioni di lunga data.
Nell'Islam la figura femminile non viene tenuta in considerazione in ambito politico, sociale e nella vita di tutti i giorni. Ella appartiene prima al padre e poi al futuro marito e, se mancano queste due personalità, al parente maschio più stretto (fratello, zio, cugino).
Un esempio di ingiustizia verso le donne è la permissione della poligamia. Perché mai avere più mogli dovrebbe essere un “privilegio” soltanto degli uomini? Ma poi, si può davvero parlare di privilegio?
In quanto donna, sono sicuramente di parte, ma non mi pare corretto nei confronti di una moglie che il marito abbia un'altra. In fondo è come avere un'amante. Non dovrebbe accadere né da parte di uno né da parte dell'altra.
Abbiamo letto un brano in classe, “Un matrimonio a Kabul”, in cui si parla appunto di una donna cinquantenne il cui marito, all'incirca della stessa età, decide di sposarsi un seconda volta con una sua cugina, che aveva appena sedici anni. La prima moglie si è sentite UMILIATA. Dopo una vita passata insieme, dopo aver soddisfatto ogni suo desiderio, aver obbedito a ogni suo ordine, avergli donato dei figli, dev'essere stato doloroso pre lei essere scartata solo perché non ha più la bellezza di una giovane fanciulla e non soddisfa più le voglie intime del marito.
Non voglio giudicare i principi in cui credono altre persone, perché penso che anche riguardo a quelli della mia civiltà ci sia molto da ridire, però secondo me gli uomini di tutto il mondo dovrebbero provare a guardarsi dentro al cuore, nell'anima e chiedersi “E se fosse toccato a noi?”.

Rosa Giulia



SE QUESTO E' UN UOMO - PRIMO LEVI

Poesia :

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:

considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome,
senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore,
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca
i vostri nati torcano il viso da voi.


parafrasi

Ditemi voi, che vivete al caldo, comodi, nelle vostre belle case, dove nessuno vi minaccia, circondati dall'affetto dei vostri cari e dalle cure dei vostri amici, ditemi voi se vi sembra ancora un uomo questo che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per un pezzo di pane, che muore per la volontà altrui.

Guardate questa donna, senza capelli e senza più un nome, senza la forza né la volontà di ricordare chi è o chi era, con gli occhi vitrei, opachi, che vedono senza vedere, col grembo freddo "come una rana d'inverno" perchè più nessun bambino lo riempirà.
Ditemelo voi se questa è una donna!

No. Noi non siamo più uomini, ma voi avete il dovere di ricordare quello che ci è stato fatto.
Scolpitelo nel vostro cuore e non dimenticatelo mai, in nessun momento della vostra giornata perchè, se a noi abbiamo sofferto ma voi dovete ricordare!

Ma se dimenticherete, che la maledizione di Dio vi colpisca, terribile e inesorabile, che tutto quello che amate venga distrutto e che perfino i vostri figli si rifiutino di guardarvi, perchè voi avrete tradito il dovere sacro di ricordare che questo è accaduto.

Commento alla poesia e cenni sull'autore :

Primo Levi è nato a Torino nel 1919 e dopo essersi laureato è stato catturato dai nazisti nel 1944 e successivamente è stato deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo un lungo viaggio, arriva ne viene spogliato di tutti i suoi averi, i suoi capelli vengono rasati e per riconoscerlo i nazisti gli tatuano sul braccio il numero 174 517. Da quel momento il poeta perde ogni diritto e viene costretto a lavorare come se fosse uno schiavo, o un animale.
Esprime il suo odio e il suo disprezzo nei confronti di questo fenomeno con la poesia:”Se questo è un uomo” (dal titolo alternativo shemà che significa “ascolta”.)
Questo testo si può dividere in tre parti.
Nella prima si nominano le persone a cui sono dirette le parole del poeta e cioè a noi che vivamo sicuri nelle nostre case tiepide e che una volta tornati troviamo il cibo caldo in tavola e le persone amiche o i familiari.
Ci invita poi a riflettere chiedendoci se si può considerare un uomo una persona che lavora nel fango, che non conosce un attimo di tregua, che lotta ogni giorno per un pezzo di pane e la cui vita è sospesa tra un semplice sì o di un semplice No.
Lo stesso paragone lo fa poi per una donna: chiede se tale si può considerare una persona senza capelli, senza nome, senza più neanche la forza di ricordare, con gli occhi vuoti, senza espressione e che non può più procreare, sia per le condizioni fisiche che per la rassegnazione e la paragona ad una rana d’inverno.
Chiede poi di pensare a quello che è accaduto e comanda di imprimere queste parole nel cuore e di ripeterle in ogni momento ai figli.
A questo punto, vi è la parte più cruda, in cui Primo Levi lancia una “maledizione”: scrive che se queste parole non verranno tramandate ai nostri figli, ci crollerà la casa, ci colpirà la malattia, e i figli gireranno il viso ogni volta che ci guarderanno.
Streppone Francesco